Alfonso Ferrero della Marmora (o Alfonso della Marmora o Alfonso La Marmora) (Torino, 17 novembre 1804 – Firenze, 5 gennaio 1878) è stato un generale e politico italiano. Fu l'ispiratore della legge 20 marzo 1854 n. 1676, passata alla storia come riforma La Marmora.
Biografia Modifica
Origini e primi anni Modifica
Nato il 17 novembre 1804 a Torino, Alfonso fu il dodicesimo nato, settimo tra i maschi, dei sedici figli del marchese Celestino Ferrero della Marmora e di Raffaella Argentero di Bersezio. Era discendente da una famiglia d'antica nobiltà piemontese di antiche tradizioni militari: infatti tra i fratelli di Alfonso, ci furono altri tre generali La Marmora, il senatore Carlo Emanuele, braccio destro di re Carlo Alberto, il senatore Alberto che fu anche scienziato e studioso e Alessandro fondatore del corpo dei Bersaglieri.
Anche Alfonso seguì la tradizione militare di famiglia, entrando giovanissimo all'Accademia militare di Torino, dove si diplomò nel 1822: dopo una serie di viaggi di approfondimento in giro per l'Europa, nel 1823 fu incaricato dal futuro Re di Sardegna Carlo Alberto, all'epoca "Gran Maestro d'artiglieria", di dirigere il rammodernamento dell'artiglieria sarda.
Come il fratello Alessandro La Marmora, fondatore dei Bersaglieri, anche Alfonso Ferrero della Marmora fu un riformatore dell’esercito sabaudo: infatti mise a punto un nuovo corpo di artiglieria a cavallo, le Voloire, sul “modello degli affusti di tipo Gribeauval”, un tipo di cannoni ad alta manovrabilità messo a punto alla fine del Settecento da Jean Baptiste Vaquette de Gribeauval. Il nuovo corpo venne istituito l’8 aprile 1831 con Regie Lettere Patenti della regina Maria Cristina di Savoia, dopo che le prime due batterie erano già state predisposte nel 1828 quando Alfonso era ancora tenente.
Dalla Prima Guerra d'Indipendenza a ministro della Guerra Modifica
Nel marzo del 1848, allo scoppio della Prima Guerra d'Indipendenza, Alfonso La Marmora partecipò alle operazioni militari come ufficiale di artiglieria, distinguendosi durante l'assedio di Peschiera, ottenendo il grado di colonnello e la medaglia d'argento al valore militare. Il 5 agosto 1848 liberò Carlo Alberto dai rivoluzionari milanesi, che mal digerivano, dopo la disfatta delle armi piemontesi a Custoza, l'abbandono dell'esercito sabaudo della città lombarda nelle mani degli austriaci. Nel mese di ottobre dello stesso anno, venne promosso generale e successivamente divenne ministro della guerra nel gabinetto di Perrone, carica riottenuta nel 1849 durante il ministero di Vincenzo Gioberti.
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