Fiorenzo Magni (Vaiano, 7 dicembre 1920 – Monza, 19 ottobre 2012) è stato un ciclista su strada e dirigente sportivo italiano.
Professionista dal 1941 al 1956, fu considerato il Terzo uomo per la capacità di inserirsi nella rivalità tra Fausto Coppi e Gino Bartali. Vinse la classifica generale del Giro d'Italia nel 1948, 1951 e 1955, aggiudicandosi sei tappe e vestendo per ventiquattro giorni la maglia rosa; nelle statistiche della corsa risulta il vincitore più vecchio e quello con il minor vantaggio sul secondo classificato. Il suo nome è legato anche al Giro delle Fiandre, in cui ottenne tre vittorie consecutive in quattro partecipazioni guadagnando l'appellativo di Leone delle Fiandre; conquistò inoltre una medaglia d'argento ai Campionati del mondo e salì sul podio di Milano-Sanremo, Giro di Lombardia e Parigi-Roubaix oltre ad imporsi nelle maggiori classiche italiane e a vincere per tre volte il Campionato italiano, all'epoca disputato a punti. Corridore molto valido anche su pista, nel 1942 tentò invano di battere il record dell'ora, riuscendo comunque a stabilire il nuovo primato mondiale sui 50 e 100 chilometri.
Biografia
Fiorenzo Magni nasce il 20 dicembre 1920 a Vaiano dove abita con il padre Giuseppe, carrettiere, la madre Giulia Caciolli e la sorella maggiore Fiorenza fino al trasferimento alle Fornaci di Usella. A quattro anni Magni, a causa dell'errata diagnosi del medico condotto, rischia l'amputazione del piede destro che viene salvato grazie ad una operazione chirurgica all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Fin da giovane aiuta il padre nel suo lavoro di trasportatore e, quando nel dicembre 1937, questi perisce in un incidente stradale, è costretto a lasciare la scuola per proseguirne l'attività e provvedere al sostentamento della famiglia, continuando comunque nella sua attività di cilista iniziata alcuni anni prima.
Poco prima dell'entrata in guerra dell'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, Magni viene richiamato alle armi per prestare servizio come artigliere al 19° Reggimento di Firenze, nonostante avesse fatto richiesta per diventare bersagliere; mentre è in licenza per disputare una gara il suo reparto viene imbarcato per l'Albania, ma la nave, in cui anche lui avrebbe dovuto essere a bordo, affonda senza lasciare superstiti. Viene poi trasferito al Battaglione Olimpico di Roma dove rimane fino al 1943 quando ritorna a Firenze presso il 41° Reggimento di artiglieria; dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, viene richiamato alle armi per servire la neonata Repubblica Sociale Italiana e, inquadrato nella Milizia Volontaria per la Sicurezza
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