Ernesto Teodoro Moneta (Milano, 20 settembre 1833 – Milano, 10 febbraio 1918) è stato un giornalista e patriota italiano. È l'unico italiano ad aver ricevuto il premio Nobel per la Pace, che gli fu conferito nel 1907
Nascita e primi anni
Nacque da un'aristocratica famiglia milanese, i Moneta-Caglio, documentata dal 1517, ma sicuramente risalente al periodo feudale, come si può desumere dall'impresa araldica del casato, riportata e descritta nell'Annuario della Nobiltà italiana. Il padre Carlo Aurelio aveva ereditato una solida posizione economica dal suo genitore Giuseppe Moneta che fu il primo industriale a produrre sapone e soda in versione moderna.
Ernesto Teodoro Moneta passò la sua fanciullezza in due ville di campagna, ed ebbe un'educazione consona alla tradizione dei suoi antenati (notai, giuristi, ecclesiastici, studiosi), ma non cedette alle seduzioni di una tranquilla vita borghese.
Fin dall'adolescenza fu influenzato dall'esperienza della lotta per l'indipendenza contro l'Austria: lo troviamo, infatti, appena quindicenne, a combattere sulle barricate, durante le Cinque Giornate di Milano, insieme al padre, per difendere la casa di famiglia; in quell'occasione vide morirgli accanto tre soldati austriaci.
Un documento ritrovato dall'Archivio Storico dell'Ateneo, attesta la presenza all'Università di Pavia di Ernesto Teodoro Moneta, studente di discipline politico-legali nell'anno accademico 1852 - 1853. Egli decise però presto di abbandonare gli studi, per partecipare alle lotte risorgimentali.
Militare
Moneta, fervente patriota, respira a pieni polmoni l'aria del suo tempo e ne condivide le tensioni spinto dal suo temperamento fortemente generoso, partecipa agli eventi bellici del Risorgimento: dal 1848 al 1866 si impegnò nella realizzazione dell'indipendenza e unificazione dell'Italia.
Dopo gli studi alla Scuola Militare di Ivrea, si unì a Garibaldi nell'impresa de I Mille (1860), per partecipare qualche anno dopo alla sfortunata battaglia di Custoza (1866) come Capo di stato maggiore del generale Giuseppe Sirtori di cui divenne aiutante di campo. Disilluso ed amareggiato dalla campagna del 1866, interruppe la promettente carriera militare per ritornare alla vita civile e dedicarsi alla politica ed al giornalismo.
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