Giovanni Giolitti (Mondovì, 27 ottobre 1842 – Cavour, 17 luglio 1928) è stato un politico italiano, più volte presidente del Consiglio dei ministri. Nella storia politica dell'Italia unita, la sua permanenza a capo del governo fu una delle più lunghe.
Il periodo storico durante il quale esercitò la sua guida politica sull'Italia è oggi definito età giolittiana. Sebbene la sua azione di governo sia stata oggetto di critica da parte di alcuni suoi contemporanei, come per esempio Gaetano Salvemini, Giolitti fu uno dei politici liberali più efficacemente impegnati nell'estensione della base democratica del giovane Stato unitario, e nella modernizzazione economica, industriale e politico-culturale della società italiana a cavallo fra Ottocento e Novecento. Dopo un iniziale voto di fiducia, nel 1922, al nuovo governo fascista, dal 1924 si tenne all'opposizione di Benito Mussolini
Biografia
La giovinezza
Figlio di Giovenale, cancelliere del tribunale di Mondovì, e di Enrichetta Plochiù (1808-1867), appartenente a una famiglia benestante di origine francese, il piccolo "Gioanìn", com'era chiamato in famiglia, rimase orfano del padre ancora in culla (il padre morì quando lui aveva un anno a causa di una polmonite contratta dopo una gita in montagna). La madre tornò allora in seno alla famiglia d'origine e si trasferì da Mondovì in via Angennes (ora via Principe Amedeo) a Torino, nella casa dei suoi quattro fratelli che, essendo tutti celibi, circondarono il bimbo di particolari cure e affetto. In seguito a qualche giovanile problema di salute, su consiglio dello zio medico, la madre lo portò per alcuni periodi tra le montagne della Valle Maira, nella casa del nonno materno.
Studiò al ginnasio San Francesco da Paola di Torino (che avrebbe poi mutato il nome in liceo Gioberti). Frequentò la facoltà di Giurisprudenza all'Università di Torino e si laureò a soli 19 anni, grazie a una speciale deroga del rettore che gli consentì di compiere gli ultimi tre anni in uno solo.
All'attività politica fu avviato da uno degli zii che era stato deputato nel 1848 e che manteneva stretti rapporti d'amicizia e politici con Michelangelo Castelli, segretario di Cavour. Il giovane Giolitti accompagnava sempre lo zio e il Castelli nella consueta passeggiata serale sotto i portici di piazza Castello, alla quale partecipava spesso anche Cavour. Tuttavia non appariva particolarmente interessato alle vicende risorgimentali e politiche trattate dai tre, così come non prestò orecchio al "grido di dolore", lanciato da Vittorio Emanuele II nel 1859, che aveva spinto molti suoi compagni di studi ad arruolarsi per combattere nella seconda guerra d'indipendenza.
L'ascesa
Privo di un passato impegnato nel Risorgimento, portatore di idee liberali moderate, nel 1862 iniziò a lavorare al Ministero di Grazia, giustizia e culti. Nel 1869 passò al Ministero delle Finanze, con la qualifica di caposezione, collaborando con diversi ministri della Destra storica, tra cui Quintino Sella e Marco Minghetti, contribuendo tra l'altro a quell'opera tributaria volta tutta al pareggio del bilancio.
La sua carriera di alto funzionario continuò nel 1877 con la nomina alla Corte dei conti e poi nel 1882 al Consiglio di Stato.
Sempre nel 1882 si candidò a deputato, venendo eletto. Nel 1886 si oppose agli eccessi di spesa del governo Depretis.
Nel 1889 fu nominato Ministro del Tesoro nel secondo governo Crispi, assumendo in seguito anche l'interim delle Finanze. Nel 1890 tuttavia si dimise, per una questione legata al bilancio ma anche a causa di un generale disaccordo sulla politica coloniale intrapresa da Crispi.
Nel 1891 si pronunciò per una riforma delle imposte per portarle da proporzionali a progressive.
Nel 1892, caduto il primo governo di Rudinì, che pure appoggiava, ricevette dal re Umberto I l'incarico di formare il nuovo governo
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