Domenico Rea (Napoli, 8 settembre 1921 – Napoli, 26 gennaio 1994) è stato uno scrittore e giornalista italiano.
Biografia
Suo padre Giuseppe è un ex carabiniere, sua madre, Lucia Scermino, una levatrice, il vero sostegno economico della famiglia. Prima di Domenico, sono nate due sorelle, Raffaella e Teresa. Nel 1924 la famiglia si trasferisce a Nocera Inferiore, amena cittadina alle pendici dei Monti Lattari e luogo d'origine del padre. Da piccolo Rea vive un'infanzia libera, aperta alle esperienze della strada e della campagna, è un bambino volitivo, ma rivela anche, in ambito scolastico, una forte volontà di apprendere e notevoli attitudini per la ginnastica e lo studio, in particolare della geografia e dell'italiano.
Dopo le elementari frequenta una scuola d'avviamento professionale e non va al ginnasio, nonostante il consiglio degli insegnanti. Inizia per il futuro scrittore un periodo di assoluta libertà. Spesso accompagna il padre e i suoi amici in escursioni nei paesi vicini, alla ricerca di fiere e osterie, e l'incontro con la letteratura avviene in modo casuale. I suoi primi due libri li ruba da un carretto, durante un mercato a Salerno: le Operette morali di Leopardi e il primo volume della Storia della letteratura italiana di De Sanctis; da questo momento Rea inizia la formazione di una vastissima biblioteca.
Ancora adolescente a Nocera incontra per la prima volta interlocutori in grado di renderlo consapevole del suo talento: sono il frate francescano Angelo Iovino, che gli trasmetterà la passione per i novellieri trecentisti, lo psichiatra Marco Levi Bianchini, amico di Sigmund Freud, Luigi Grosso, uno scultore anarchico confinato dal regime fascista a Nocera, e Pasquale Lamanna, raffinato uomo di lettere, che insegna al liceo di Castellammare. Al Centro di ricerca per la tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell'Università di Pavia sono conservati circa quattordici quaderni, che vanno dal 1937 al 1940, più un numero notevole di fogli sparsi, che testimoniano come per Rea scrivere è già diventato un bisogno vitale e persistente.
Nel 1939, a diciassette anni, partecipa a un concorso letterario bandito dalla rivista «Omnibus», diretta da Leo Longanesi, con il racconto È nato: non vince il concorso, ma Longanesi lo elogia e lo invita a continuare a scrivere. Comincia a collaborare al settimanale salernitano «Il Popolo fascista» e a «Noi giovani», il quindicinale del GUF. Durante la guerra conosce Michele Prisco e Annamaria Perilli, che diventerà sua moglie. Nel 1944 si iscrive al PCI e diventa segretario della sezione di Nocera. Inizia a frequentare spesso Napoli e il gruppo di giovani intellettuali che darà vita alla rivista «Sud» e stringe amicizia con Luigi Compagnone, l'eterno “amico-nemico”.
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