Luigi Silori (Roma, 19 novembre 1921 – Roma, 9 luglio 1983) è stato uno scrittore, critico letterario, conduttore televisivo e radiofonico italiano.
Biografia
L'infanzia e l'adolescenza
Luigi Silori nacque a Roma, da un'antica stirpe umbra, nel 1921. Il padre, Fernando, era il primogenito di una famiglia di proprietari terrieri, dediti soprattutto all'olivicoltura e alla produzione di olio nella zona di Stifone[1]; la madre, Antonietta Pacchelli, dal carattere forte, nonostante avesse sposato un esponente di una famiglia benestante, si laureò in Pedagogia e si dedicò all'insegnamento per tutta la vita[2]. Trascorse l'infanzia e l'adolescenza nel quartiere Trieste, dapprima a via Clitumno, poi a viale Gorizia, in una grande casa - biblioteca dove visse per quasi cinquanta anni, fino alla morte.
Terminata la scuola dell'obbligo, frequentò il Liceo Torquato Tasso, dove ebbe come compagni di classe, fra gli altri, Vittorio Gassman, con cui sviluppò una buona amicizia che resistette al tempo, e Luigi Squarzina. In quegli anni, ancora spensierati, il giovane Silori affinò le sue innate qualità di pianista e scrisse alcuni testi teatrali, che furono pubblicati su riviste "minori". Nel luglio del 1940 conseguì la Maturità classica e si iscrisse alla Facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza di Roma, ma il richiamo alle armi lo costrinse a sospendere di fatto gli studi e a trasferirsi a Nocera Inferiore per svolgere il corso di allievo ufficiale.
L'esperienza della guerra e la prigionia in Germania
Terminato il corso militare, con il grado di sottotenente di artiglieria, a 19 anni fu inviato in Grecia con il 33º Reggimento, a comandare una batteria di mortai. Quel reggimento, all'inizio del 1941, aggregandosi con altri reparti, formò la Divisione Acqui, di stanza sull'isola di Cefalonia, nel Mar Ionio. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, i militari italiani dell'isola, di fronte all'ultimatum tedesco che li metteva di fronte alla scelta di consegnare le armi e arrendersi o di essere fucilati, decisero di combattere, ma dopo alcuni giorni di dura battaglia, furono sopraffatti dalle più attrezzate truppe tedesche, aiutate anche dalla loro Marina.
I tragici eventi di quei giorni sono passati alla storia come l'Eccidio di Cefalonia e quella pagina fu considerata come il primo atto di "resistenza militare" italiana ai tedeschi. Silori fu uno dei pochi ufficiali sopravvissuti al massacro che, una volta catturati, poiché si rifiutarono di collaborare con il Terzo Reich, furono deportati in Germania come prigionieri "traditori badogliani". In questa particolare condizione di Internati Militari Italiani, cioè soggetti a un regime giuridico non previsto dalle convenzioni, gli italiani si trovarono in un limbo legato all'arbitrio totale dei tedeschi, senza neppure l'assistenza della Croce Rossa.
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