Walter Bonatti (Bergamo, 22 giugno 1930 – Roma, 13 settembre 2011) è stato un alpinista, esploratore e giornalista italiano.
Era soprannominato "il re delle Alpi". Oltre che alpinista e guida alpina, è stato autore di molti libri e numerosi reportage nei quali ha narrato le sue esperienze d'esplorazione e avventura nelle regioni più impervie del mondo in qualità d'inviato del settimanale Epoca, pubblicato dalla Arnoldo Mondadori Editore.
È spirato nella notte tra il 13 e il 14 settembre 2011 all'età di 81 anni, stroncato da un tumore al pancreas fulminante.
Biografia
Walter Bonatti inizia la sua attività sportiva facendo il ginnasta nella società monzese Forti e Liberi.
Compie le sue prime scalate sulle Prealpi lombarde nel 1948, ma già dall'anno successivo inizia un susseguirsi di imprese dalle difficoltà estreme, cercando soluzioni ai problemi alpinistici dell'epoca e spostando sempre più avanti i limiti dell'umanamente possibile. Per mantenersi in quegli anni svolge il duro lavoro di operaio siderurgico presso la Falck, andando sulle montagne lombarde solo la domenica dopo il turno di notte del sabato.
Nel 1949 Walter Bonatti ripete la via Ratti-Vitali sulla parete ovest della Aiguille Noire de Peuterey (seconda ripetizione), la via di Cassin sulla parete nord delle Grandes Jorasses (quinta ripetizione con l'amico Andrea Oggioni) e la via di Vitale Bramani e Ettore Castiglioni sulla parete nord-ovest del Pizzo Badile.
Nel 1950 tenta la sua prima grande impresa in apertura di una nuova via: la parete est del Grand Capucin[8], una parete di granito rosso mai scalata prima nel gruppo del Monte Bianco. Il 24 luglio parte alla volta di quella guglia di 400 m di granito, insieme con il monzese Camillo Barzaghi, ma una violenta tormenta li fa desistere dopo solo poche decine di metri e sono costretti a bivaccare vicino al Rifugio Torino, in quanto quest'ultimo è troppo costoso per le loro tasche. Dopo tre settimane riprova la scalata, questa volta con Luciano Ghigo[9], che ha casualmente incontrato nello stesso campeggio in fondovalle. Ma anche in questa occasione, dopo i primi tre giorni di bivacchi in parete, il tempo si guasta e una violenta tempesta di neve, complice un muro liscio e verticale di 40 m da superare, li costringe a una ritirata lunga e difficile per le condizioni in cui avviene. La conquista viene rimandata.
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